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Gli occhi di un mulo, il senso di impotenza e il karma

Ci sono momenti, eventi o semplicemente sguardi che ti fanno cambiare la percezione del sentire, aprono una porta nel cuore o nella mente.

Così è stato per me ieri fermando il mio sguardo sugli occhi di un mulo lungo una strada rurale a Rishikesh. Era lì fermo immobile, vicino ad un muretto. Uno di quegli animali da soma che vengono utilizzati per trasportare carichi enormi di sabbia, mattoni o altri materiali per le costruzioni. 

E’ stato un colpo al cuore. Ho percepito chiaramente la sua sofferenza, il mio pensiero è andato al suo karma, e mi è venuto spontaneo di rivolgere un pensiero di incoraggiamento perché possa soffrire meno in questa vita e nelle prossime.  Non so bene il perché della sofferenza, se per la fatica, o che altro.

Tutto ciò che ho potuto fare è stato questo. Mi sentivo impotente. Mi sono venute in mente varie “soluzioni”, dal comprare la sua libertà, architettando come farlo, a come reperire i soldi, ecc ecc., ma nessuna di queste poteva aver un seguito.

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Foto: è lui, ma non mi sono sentita di fotografare il muso e gli occhi.

Il pensiero è andato subito al suo padrone. Con altrettanto carico. Quell’animale sicuramente era la sua unica via di sostentamento. Probabilmente aveva una famiglia, dei figli da sfamare e il mulo era la sua garanzia. Mi sono immaginata la casa dove poteva vivere quest’uomo, la situazione. Tolto quello cosa ne sarebbe stato? Qualsiasi intervento materiale non avrebbe risolto nulla, perché si sarebbe perpetuato diversamente. Avrei rotto una specie di equilibrio, se così si può chiamare. 

Non sempre gli interventi, seppur fatti a fin di bene, hanno effetto positivo.

Il mulo era immobile li, come la situazione, senza via di uscita.

Le lacrime che mi uscivano aprirono il tappo che mi proteggeva dal sentire la sofferenza della condizione umana. Un fiume senza fine.

E’ difficile accettare di essere impotenti. Ma è l’unico modo possibile, l’unico che ti permette di essere in qualche modo utile.

Accettare l’impotenza mi permette di partire da zero, fare piazza pulita delle aspettative e insieme ad esse anche del risultato carico di ego. Si prende atto di ciò che si è realmente, quali sono le possibilità reali e le potenzialità reali non intrise di nulla, nude e pure.

Si, si può partire dal piccolo, se non si può in grande, e forse poi, in un secondo momento, si potranno fare grandi cose per portare beneficio ad un maggior numero di esseri viventi o alla natura, o quello che è. Credo sia indispensabile individuare un campo di azione, rimanere motivati (quotidianamente) ed agire con le proprie forze, fisiche, psichiche, creative e finanziarie, per ciò che è di nostra competenza, senza sprecare energie e tempo preziosi.

Questa riflessione è scaturita solo perché ho incrociato due occhi, pieni, carichi, vivi. 

Ogni essere vivente può essere sereno, oppure soffrire molto. Forse qualcosa possiamo fare per rendere meno infernale questa vita, se così è. Nel caso di questo mulo nulla di materiale è potuto scaturire, ho fatto quel che potevo e dovevo in quel momento. Penso che perlomeno abbia percepito la mia energia amorevole. 

Lokah Samastah Sukhino bhavanthu. Om shanti, shanti, shanti

Possano tutti gli esseri dell’Universo essere felici. Om pace, pace, pace

(Rishikesh, India, gennaio 2019)

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2 commenti su “Gli occhi di un mulo, il senso di impotenza e il karma”

Secondo me sapere riconoscere in se stessi ciò che percepiamo della vita all’esterno di noi
solo se lo conosciamo lo riconosciamo

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