Prendersi cura di sé, una cosa che ciascuno di noi interpreta differentemente.
Ci impegnano secondo ciò che crediamo per noi sia importante, anche se in base ad una valutazione razionale. Facciamo la spesa bio, pratichiamo yoga o meditazione, l’attività fisica, coltiviamo passioni, liberiamo l’artista che è in noi, ci concediamo un weekend alle terme…e ci basta così, pensiamo sia tutto qui, siamo in pace, o in realtà non lo siamo veramente?
Abbiamo convinzioni e ci stringiamo attorno ad esse come ad un salvagente per salvarci da non si sa che.
Il mio discorso però non vuole concentrarsi sul se e quanto è corretto ciò che facciamo dal punto di vista della salute, perchè questo con un minimo di informazione e di testa, possiamo saperlo e scegliere così ciò che è più adatto a noi e sapere invece che fare jogging lungo le strade trafficate non è particolarmente salutare, se non per gli ormoni che vengono messi in moto e per l’aumentata considerazione di noi stessi in merito alla forza di volontà, che comunque è già molto.

Vorrei invece portare l’attenzione sul fatto che le convinzioni che ci costruiamo per vivere, spesso non sono aderenti a noi, o non lo sono del tutto: si riferiscono a delle idee, a ciò che sappiamo o pensiamo di sapere, che è una base, ma non è tutto. Manca l’elemento fondamentale. Noi. La complessità di cui siamo formati che va ben oltre i muscoli, la struttura, l’apparato digerente, le vitamine e gli antiossidanti, Complessità fatta, si, di caratteristiche personali, ma anche della collettività e dell’ambiente che viviamo e con la quale interagiamo. Pensieri, sensazioni, emozioni ed energie in relazione a noi stessi e al mondo.
E come recuperare l’elemento fondamentale che potrei chiamare io-noi-mondo? Per me un modo è sia attraverso il proprio sentire, l’ascolto di ciò di cui si ha veramente bisogno, che fa emergere anche ciò che possiamo lasciare andare. Sia l’allargare l’attenzione sulla collettività di cui facciamo parte, prendendone parte, i modi sono infiniti. Sia l’interazione con l’ambiente naturale, non perchè è bello ma perchè è necessario. Tutto questo è prendersi cura di sé, degli altri e del mondo che mi ospita.
Per riconoscere questo reale bisogno e non ritrovarsi a creare nuove convinzioni sulle quali aggrapparsi, c’è un po’ da fare: Conoscersi, fare amicizia con se stessi, rispettarsi, amarsi e poi amare, essere di utilità anche ad altri che come noi sono nella stessa barca a cercare di stare a galla in questo mondo senza libretto di istruzioni.

Per me è un percorso fatto di pratica yoga, meditazione, di attenzione al mio sentire, agire, e parlare, e poi ancora fatto di passeggiate, di vivere l’ambiente, di interazione con gli altri, cercando di apportare qualcosa di buono, e di vivere i luoghi. Mi sento ai primi passi, con tutto ancora da imparare, da fare e da non fare.
Un percorso che a mio parere dura una vita intera ma sul quale sono grata di esserci. Ma poi ci sono ovviamente molti altri percorsi, e se ti va condividi quale è il tuo.

Nelle foto un fiore di loto nel primo giorno di fioritura in cui, ancora semichiuso, si può intravvedere la meraviglia non ancora del tutto espressa, e nel secondo giorno di fioritura quando già aperto esprime la sua bellezza.